Una morte illustre è sempre un bel colpo, narrativamente parlando. Che siate lettori alle prime armi o lettori navigati, abituati – per non dire esasperati – da questa pratica ricorsiva nelle major, non si può dire che un evento così “definitivo” come la morte di un personaggio sia un qualcosa che lascia indifferenti. Infischiandosene di eventuali paragoni – piaccia o non piaccia – questa è la direzione presa da Harbinger Renegade, ricongiungendo le vicende che avevamo visto finora in Generation Zero Vol.1 e Vol.2. Più che ripresa potremmo dire che questo secondo volume ingloba a tutti gli effetti la Generation Zero vista finora e ne rende la disfatta, parte del combustibile che andrà ad alimentare Harbinger Wars II.
Si avete letto bene, il “Massacro” a cui si fa riferimento nel titolo è proprio associato alla disfatta dei Generation. Avevamo lasciato il gruppo di psioti ribelli nel cuore di Rook, cittadina del Michigan dichiarata da poco rifugio per tutti gli psioti del mondo che si fossero sentiti minacciati dal governo. Un affronto che non poteva essere tollerato dai vertici di Washington che, tramite il proprio contractor segreto Omen, ha deciso di prendere di petto la situazione e intervenire con i mezzi pesanti. Per mezzi pesanti intendiamo la H.A.R.D Corps, un gruppo di mercenari guidato dal maggiore Charlie Palmer: la versione dell’universo Valiant di Billy Butcher dei Boys. Palmer è infatti a capo della più importante unità tattica per il controllo degli psioti ed è in possesso di un “innesto” che gli consente l’utilizzo di poteri psionici con l’unica clausola di poterne usare solo uno alla volta. Beh, direi che di somiglianze il caro Palmer e Butcher ne hanno più dio qualcuna. Ad ogni modo, il primo contatto tra due delle tre formazioni in campo, avviene proprio a Rook e l’esito è devastante. Da una parte il governo con la fondazione Omen, dall’altra gli psioti ribelli (Harbinger Renegades, Generation Zero ma anche i ragazzi visti in Secret Weapon). Per questo turno Solomon – il terzo polo – si mantiene nelle retrovie, limitandosi a tirare le fila delle sue inconsapevoli pedine.
Come accennavamo più su, lo scontro tra H.A.R.D Corps e Generation Zero è devastante, un vero e proprio massacro – è proprio il caso di dirlo. La conta delle vittime fa un certo effetto e la presenza di Darick Robertson non rende certamente la pillola più dolce. Rafer Roberts mette da subito in chiaro una cosa: nessuno è al sicuro. I Renegades a questo punto saranno chiamati a raccogliere i pezzi di ciò che è rimasto di Generation Zero e di Rook, oltre che rendersi conto dell’ormai avvenuto inizio delle ostilità. Questo secondo volume porta con se anche il seme della discordia, alla base del tradimento di Solomon nei confronti di Harada, ma anche – e vedrete che assumerà un ruolo sempre più centrale in quest’ultime – delle Guerre degli Harbinger. Solomon sembra infatti interessato ad un antico essere, chiamato anche ‘Stormbringer‘ (tradotto in italiano con ‘tempestoso’), che pare essere lo psiota alfa – secondo Solomon – destinato a riportare la pace nel nostro mondo.
Roberts fa un lavoro di tutto rispetto nel compiere la sua missione: inglobare le vicende di Generation Zero e disporre tutti i pezzi per i conflitto finale. Davvero un’ottima prova. dialoghi scorrevoli, giusto spazio lasciato ai disegnatori Robertson e Juan Josè RYP. Buono anche il flashback in cui viene introdotto lo Stormbringer. Insomma un volume che ha tutte le carte in regola per regalarvi quell’oretta di intrattenimento che serve sempre a staccare il cervello e svolge alla grande il suo compito di prepararvi al finale, che però leggerete soltanto in Harbinger Wars II.