L’elegante follia di House of Penance | Recensione
La rinascita della Mondadori dei fumetti, l’ennesimo titolo eccellente: “House of Penance”
Questo doveva essere un semplice post su Facebook, poche righe di presentazione, un’immagine e tanti saluti. Volevo parlarvi di House of Penance ma mentre scrivevo mi sono accorto che le parole scivolavano via con una facilità disarmante, ed ho sentito il bisogno viscerale di parlarvene in un post apposito qui sul blog.
Non ve ne faccio un mistero: sto semplicemente adorando la nuova etichetta Oscar Ink di Mondadori. Dopo Black Monday di Hickman, Palestina di Joe Sacco e Le Spose Proibite di Neil Gaiman è in arrivo una delle letture che più ho apprezzato in questo ultimo mese: “Kill or be Killed” di Ed Brubaker e Sean Phillips. Se vi interessa sapere di cosa parla per sommi capi, vi lascio qui il link al post che gli ho dedicato. Ultimamente si vocifera che sia in programma anche la pubblicazione del primo volume di American Gods (se seguite la pagina sapete che sto adorando ogni singola copertina di David Mack), ma non è di questo che parliamo oggi, bensì di “House of Penance”. L’opera pubblicata originariamente da Dark Horse ha dietro dei nomi di un certo calibro: Peter J. Tomasi, Ian Bertram e Dave Stewart. Personalmente non conoscevo il lavoro di Bertram e anche spulciando su Wikipedia si trova ben poco, tuttavia il tratto di questo artista è ciò che più mi ha stregato, costringendomi a comprare il volume. Oh, io c’ho provato a resistergli eh: sarò uscito e rientrato un paio di volte da quella libreria prima di convincermi a prenderlo. C’ho provato, ma non ci sono riuscito.

Trama
La verità è che il tratto di Bertram è talmente perfetto e cucito sopra la storia di Sarah Winchester che in alcuni instanti questo connubio perfetto mette davvero i brividi. Come vi ho appena suggerito la storia di Tomasi tratta la vicenda di Sarah Pardee Winchester – moglie dell’erede di famiglia Winchester. Pensavo che Tomasi si fosse inventato tutto in preda ad un mix di acidi, e invece sono stato smentito. Lo sceneggiatore infatti è riuscito ad imbastire una storia molto suggestiva e dal tono profondamente drammatico, mantenendo comunque alcuni punti chiave della vicenda storica. I punti di contatto con la storia originale non sono pochi, e se vi ho incuriosito almeno un pochino vi consiglio di farvi un giro qui, sulla pagina Wikipedia di Sarah Winchester perché è davvero una storia affascinante. Per i più pigri, ve la riassumo brevemente io. Sarah perde la figlia Annie di 5 anni solo per perdere subito dopo il marito William, ereditando così il 50% delle ricchezze della Winchester Repeating Arms Company. Na barca de sordi per l’epoca! In preda alla depressione, la donna consulta un medium che gli rivela la presenza di una maledizione sulla famiglia Winchester. La donna si convince quindi di essere perseguitata dagli spiriti delle persone uccise dal famosa arma da fuoco e asseconda la profezia del sensitivo costruendo una dimora che la tenga al sicuro da queste anime irrequiete. Il cartomante sostiene inoltre che il giorno in cui i lavori per la costruzione della tenuta termineranno, sarà il giorno in cui l’ereditiera morirà. Per questo, il progetto della tenuta viene continuamente aggiornato e arricchito anche di futili aggiunte, in un alternarsi incessante di erigi&distruggi. Tomasi rielabora questa storia di folklore, rendendo l’opera architettonica un “mezzo” attraverso cui i violenti e assassini possano espiare le loro colpe. Nella tenuta infatti, vengono assunti uomini dal passato sanguinario, ma al contempo viene proibita la presenza di armi da fuoco. Nonostante questo, i frastuoni del “cantiere interminabile” richiamano continuamente il boato degli spari.

Qualche nota di stile
La vicenda si snoda quindi in un susseguirsi di situazioni sul filo dello stravagante e del surreale. Man mano che si procede verso la fine, la dimensione onirica e metaforica del racconto prendono il sopravvento sulla vicenda e ne convogliano l’energia fino al suo climax.
Il comparto grafico è di un altro pianeta. Graficamente House of Penance è proprio una bomba ad orologeria. L’intero volume è disseminato di soluzioni grafiche efficaci quanto immediate. In ogni pagina in cui si vuole dare l’idea del picchettare sfiancante dei martelli in casa Winchester, Bertram fa “vibrare” di conseguenza le sue vignette sotto i colpi del metallo. Leggendo anche altri pareri ho letto che il disegnatore utilizza una tecnica chiamata “tick hatching”. Sostanzialmente, utilizza tante piccole linee spezzate per creare ombre, incupendo terribilmente l’atmosfera.

Il tratto di Bertram sembra essere la soluzione perfetta per questo genere di storia. Terrificante e spericolato nella composizione della pagina. Le sue tavole trasudano di una bellezza inquietante e al contempo misurata. L’artista non manca di giocare con lo story-telling, amplificando la sensazione claustrofobica di ogni scena ed elevando il caos opprimente delle forze ultraterrene a costruzioni che sono vere e proprie opere d’arte.

Conclusioni
In conclusione House of Penance è una storia accorata, di redenzione e ricerca della pace. Il fascino del soggetto iniziale è solo un basamento su cui questi artisti (Dave Stewart incluso, non ve ne ho parlato perché sapete già tutti che è un colorista eccezionale) hanno costruito un racconto che strega il lettore per la sua eleganza e visionarietà. Un prodotto davvero riuscito anche grazie all’ennesima stupenda edizione Oscar Ink.
Come al solito, trovate qui sotto il link per acquistare il volume di cui abbiamo appena parlato ad un prezzo scontato su Amazon, con il quale contribuirete anche alla causa Comics Authority. Noi ci vediamo in un prossimo articolo.
Buonsalve!