[Anteprima] Sherlock Frankenstein and The Legion of Evil #1
Direttamente dalle pagine di Black Hammer, lo spin-off della serie di Jeff Lemire: Sherlock Frankenstein
Questa primavera debuttava in Italia l’ennesima serie di Jeff Lemire destinata a far parlare di se nell’anno a venire: Black Hammer. La serie Dark Horse sembra aver riscosso un buon successo di pubblico e critica, confermando un altro punto a favore dello scrittore canadese, che si trova sempre più sotto i riflettori dopo una serie di ottimi lavori. Descender il primo nome che mi viene in mente, tanto per dirne uno. Sull’onda del successo, Dark Horse ha annunciato lo spin-off di cui parliamo oggi: Sherlock Frankenstein.
In realtà il titolo completo sarebbe Sherlock Frankenstein and The Legion of Evil. A parte il nome particolarmente conciso – ma vabbè ci sta di peggio – la miniserie in questione porta alla ribalta un altro artista che si sta facendo notare finalmente anche oltreoceano: David Rubín.
La prova di Rubín oltreoceano
Rubín non è un volto propriamente sconosciuto in Europa ed infatti ha già dimostrato un grande talento nel suo L’Eroe (in Italia edito da Tunué), una grande prova d’autore con cui l’artista e scrittore ha reinterpretato le dodici fatiche di Ercole, e con Beowulf (Tunué) per i testi di Santiago García.
Tuttavia negli USA il suo talento non aveva ancora trovato lo spazio che meritava. Solo agli inizi del 2015 l’artista galiziano è sbarcato negli Stati Uniti in una collaborazione con Boom Studios! e Curt Pires per cui ha curato i disegni di The Fiction (Tunué) e più recentemente in Dark Horse ha affiancato Matt Kindt gestendo l’apparato grafico di Ether, anch’esso di prossima pubblicazione per Tunué all’imminente Lucca Comics & Games 2017. Infine, per non farsi mancare nulla, è stato ufficializzato come disegnatore regolare per il nuovo ciclo della serie Image scritta da John Arcudi: Rumble. Insomma, diciamo che avrete più di una occasione per imbattervi nelle sue fantastiche tavole.
Insomma di che parla?
In questo primo numero di Sherlock Frankenstein ci viene presentata Lucy Weber figlia di Joe Weber, alias Black Hammer, membro degli eroi di Spira scomparsi durante il conflitto contro l’Anti-God. La figlia dell’eroe non riesce ad arrendersi alla scomparsa del padre. La troviamo eduta nel covo segreto dell’eroe scomparso, senza l’ombra di un indizio o di una benché minima pista. Decide quindi di rivolgere la sua attenzione alla storica nemesi di suo padre e degli eroi di Spiral City: Sherlock Frankenstein. La speranza della ragazza è quella di rintracciare il geniale super-criminale, e che questi possa portarla avanti nella sua ricerca. Problemone: anche Sherlock Frankenstein è scomparso da anni e nessuno ha la più pallida idea di dove sia. La ricerca comincia quindi al manicomio Spiral Asylum dove sono detenuti i più pericolosi super-criminali, nonché compari e lacché di Sherlock.
Quindi com’è sto spin-off?
Con Sherlock Frankenstein, Rubín si gioca la sua grande occasione al fianco di uno scrittore del calibro di Jeff Lemire e al termine della lettura del primo numero mi sento già di dirvi che le attese non vengono deluse. Jeff Lemire si tiene bene in disparte in questo primo numero, i suoi dialoghi sono essenziali, semplici e convincenti. La sceneggiatura si amalgama bene con lo stile di Rubín rendendo l’albo molto scorrevole e divertente. La storia è chiaramente legata alle vicende della serie principale ma non mi è parsa ne banale ne scontata. Graficamente è un ottimo albo, senza sbavature e con qualche piccola chicca. L’artista opta per una impostazione meno libera rispetto ad altri suoi lavori, ma le tavole di David Rubín riservano comunque delle soluzioni davvero originali. Il racconto si arricchisce di dettagli e transizioni intelligenti, soluzioni grafiche così ben studiate da apparerire naturali e passare quasi inosservate. Ancora una volta rimaniamo stupiti dallo story telling di Rubín e dalla sua profonda maturazione conseguita negli anni. Il passaggio tra due vignette isolate tramite una terza con una serratura che si apre, un’onomatopea che attraversa e colpisce di sorpresa un personaggio, Rubín non è nuovo a trovate del genere. Il suo tratto semplice, pulito e inconfondibile dona alla storia quel gusto pop-retro che contraddistingue anche Black Hammer. Un’altra cosa che questo albo mi ha fatto notare è come Rubín sia ormai un’artista a 360°. Perché è vero che le matite e le chine di Sherlock Frankenstein sono sue, ma lo sono anche gli splendidi colori. Vividi, saturi colpiscono e guidano l’occhio del lettore attraverso la pagina e al contempo determinando l’atmosfera di ogni vignetta.
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In definitiva una ottima partenza, sia per Rubín, che per la miniserie. Quest’ultima sarà composta di 4 numeri e ha tutta l’aria di essere un prodotto che si intreccia alla perfezione con la storyline principale ma al contempo ne arricchisce l’universo di personaggi e di intriganti retroscena. Vi ricordo infine che potrete incontrare David Rubín al prossimo Lucca Comics & Games presso lo stand Tunué (qui tutte le info su ospiti e orari).
Vi lascio anche il link per acquistare il volume di cui abbiamo appena parlato ad un prezzo scontato su Amazon, con il quale potrete contribuire anche alla causa Comics Authority. Noi ci vediamo nel prossimo articolo.
Buonsalve!